2022 – La nuova monografia di Maurizio Brambilla

LABIRINTI E COMPOSIZIONI DELL’ANIMA


Maurizio Brambilla è un pittore con una lunga e interessante storia creativa incentrata sin dal principio nella ricerca
, nello studio e nella sperimentazione, attraverso un metodo particolarmente caparbio e professionale al tempo stesso. La sua musa ispiratrice si trova nella profondità della sua anima sensibile. “L’emozione – rivela Brambilla – è la parola chiave della mia pittura”, lo studio approfondito dei grandi maestri e dei movimenti culturali della storia dell’arte sono alla base di una costante e coerente sperimentazione volumetrica e cromatica delle sue tele.

In principio l’evoluzione del percorso pittorico di Maurizio ha indagato, per lungo tempo, i meccanismi poetici del Realismo Magico, movimento culturale che ha coinvolto l’arte e la letteratura, identificando tra i maggiori esponenti anche il celebre Gabriel García Márquez.

Per comprendere al meglio la profondità del pensiero creativo di Maurizio Brambilla ed apprezzarne di conseguenza ogni suo dipinto, è bene specificare cosa si intende per Realismo Magico. La corrente nata nella prima metà del novecento si sviluppa attorno ad una nuova forma di “realismo” e si differenzia attraverso la “magia”, il mistero, che “non si inserisce nel mondo rappresentato – come ci ricorda il celebre critico Franz Roh nel 1925 – ma si nasconde dietro di esso”. (Nach-Expressionismus – Magischer Realismus. Probleme der Neusten Europäischen Malerei, Leipzig, Klinkhardt & Biermann). L’opera dunque sviluppa una figurazione ben riconoscibile ma ampliandone la ricerca plastica ed inserendo una sensazione di straniamento, elemento caratterizzante del fil rouge che coerentemente unisce tutte le opere del pittore.

L’evoluzione stilistica e soprattutto cromatica di Brambilla è l’elemento che da qualche anno ha tracciato una nuova strada, un nuovo inizio costruito su solide basi culturali, ricerche profonde sulla pittura lombarda del ‘900 e profondamente legata alla storia intima dello stesso pittore. Da qui la nascita di nuove opere che oggi ospitano una ricerca cromatica legata ai colori della terra offrendo allo spettatore più attento, sfumature colte e raffinate che non disdegnano il legame con il passato. La classicità della ricerca espressiva di Brambilla dialoga con un bisogno irrefrenabile di comunicare la bellezza della vita attraverso rotture, esplosioni simboliche ed un movimento oggettivo che appare oggi per la prima volta in assoluto nelle sue opere.

“L’opera si basa sull’idea di una finestra aperta: vale a dire uno sguardo magico su uno squarcio di realtà riprodotto ed interpretato in maniera artificiale” ci ricorda proprio Roh, che per primo parlò di Realismo Magico.

Personalmente però non credo che la pittura di Maurizio Brambilla sia ascrivibile ad alcuna corrente artistica perché la sua lirica espressiva, oggi, pur strutturata su una corposa stratificazione culturale ed esperienziale, si sia arricchita di una consapevolezza e maturità artistica che gli consente di andare oltre a ciò che ha studiato per anni. Ritengo dunque che il percorso tracciato sia in realtà propedeutico per le opere nuove, contenute in questa nuova autorevole monografia. Qui, osservando con attenzione tutte le opere, vi si può scorgere l’essere più autenticamente artista di Maurizio Brambilla, in ogni dettaglio vi possiamo ritrovare i simboli che ormai abbiamo imparato a leggere e attraverso questi scoprire la poesia e la dichiarazione d’amore verso la vita che appare in ogni sua opera, celata appena sotto la superficie dipinta. A noi spetta solo il compito di lasciarci coinvolgere e contagiare da ogni pennellata.

I suoi “labirinti e le composizioni dell’anima” sono i mezzi migliori per trascinare quasi passivamente lo spettatore dentro l’opera, dentro un meccanismo a volte quasi cinetico, adeguato ad un controllato straniamento dove si incontrano labirinti doppi che formano il simbolo dell’infinito, dove, come passeggiando, si incontra la magia della nascita e della perfezione divina attraverso  l’uovo  di Piero della Francesca, il pendolo che ci ricorda lo scorrere del tempo e l’inevitabile caducità della vita di ognuno di noi.

Mi piace sottolineare che il gesto creativo di Maurizio Brambilla non rientri necessariamente nell’ambito della pittura, della poesia, dello stile o della retorica, bensì riguarda la sfera di chi si pone in un particolare atteggiamento espressivo riguardo l’arte e la vita, il pittore ha raggiunto nel tempo una dimensione che identifica il suo fare arte con il rapporto con il mondo esterno.  Ogni opera pittorica non è altro che il risultato di un pensiero profondo che si fonde con una capacità ormai meccanica, di trasformare un’emozione in disegno, passando attraverso l’attenzione al dettaglio, il raccoglimento solitario e la caparbietà di chi vuol esprimere se stesso attraverso il corretto uso delle forme dell’armonia, donando volume ad ogni figura ed alimentando l’emozione di un’atmosfera sospesa nel tempo e nello spazio.

Abbiamo imparato che il gesto espressivo di Brambilla affonda le radici tra le più autorevoli pieghe della tradizione artistica italiana, nonostante ciò ogni sua opera ha la forza di offrire all’attento osservatore, molteplici chiavi di lettura che possono piacevolmente scomodare le riflessioni che Erwin Panowsky ha inserito nel suo capolavoro di iconologia. Questi studi amplificano inevitabilmente le possibilità di poter andare oltre la superficie dipinta ed apprezzarne in profondità il “contenuto” che consente il dialogo molto personale tra noi e l’opera.  Il messaggio di Maurizio Brambilla, pur nelle sue stratificazioni simboliche, approda con la leggerezza che lo caratterizza, in ambiti in cui il dialogo muto della pittura appartiene al mondo della poesia.

Alberto Moioli

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3 Erwin Panowsky – (Hannover, 30 marzo 1892 – Princeton, 14 marzo 1968) – critico e storico dell’arte di straordinaria importanza qui citato per il suo contributo essenziale dedicato all’iconografia. Il contributo storico di Panowsky in inserisce nell’ottica di un’indagine sempre più profonda e coerente con gli studi di filosofia estetica il cui suo contributo risultò fondamentale con la stesura del testo Ein Beitrag zur Begriffsgeschichte der älteren Kunsttheorie tradotto in italiano solo nel 1952. Così come insegnarono Immanuel Kant e Georg Wilhelm Friedrich Hegel, anche Erwin Panowsky ci pone nella condizione di poter comprendere l’opera d’arte attraverso  una nuova consapevolezza e percorrendo sentieri intellettuali particolarmente affascinanti perché offrono la possibilità di scorgere dettagli estetici che amplificano il senso di bellezza, il senso della profondità di ogni opera d’arte.

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