Alchimia

Alchimia – Trasformazione della materia e della luce

ALCHIMIA

Trasformazione della materia e della luce

Paolo Ballerani e Nino Carè in dialogo
Chiesa Antica, Cologno Monzese | 13 ­– 21 luglio 2025
Testo critico a cura di Alberto Moioli

«Raggio del cielo è la bellezza, e rende celesti anche gli oggetti in cui risplende…»
Con questa citazione settecentesca – incastonata come gemma tra le parole di Pietro Metastasio e i pennelli vaporosi del Tiepolo – mi piace introdurre una mostra che, pur muovendosi nella contemporaneità, custodisce la stessa tensione verso l’assoluto, la stessa ricerca di meraviglia. “Alchimia”, titolo essenziale e potente, richiama l’arte più antica di tutte: la capacità umana di trasformare, di vedere oltre la materia e, con essa, oltre il tempo.

In questo percorso espositivo, le opere di Paolo Ballerani e Nino Carè dialogano con lo spazio sacro della Chiesa Antica di Cologno Monzese. Non un semplice contenitore, ma luogo di riflessione, di silenzio e memoria. Le sue pareti assorbono e rifrangono i gesti degli artisti, come se anch’esse partecipassero all’opera di trasmutazione percettiva che avviene sotto gli occhi dello spettatore.

Paolo Ballerani, scultore di lungo corso, plasma la materia come un alchimista plasma il metallo. Le sue forme sono nate da un gesto che ha conosciuto l’artigianato, la progettazione museale, la monumentalità e, infine, il ritorno all’intimità dell’arte come esperienza diretta. La “Grande Mano”, la “Venere con lo Smartphone” sono opere che assumono il ruolo di manifesti di una visione in cui l’uomo – e la sua storia – sono al centro della materia.

Dall’altra parte, Nino Carè si muove in un territorio apparentemente opposto: quello dell’effimero, della luce, dello scatto che congela l’attimo. Ma è proprio in questa apparente fugacità che la sua fotografia diventa atto alchemico. Nulla è casuale nelle sue inquadrature. Gli oggetti più semplici – un ombrello, un cancello – si caricano di senso, divenendo soglia simbolica. I suoi paesaggi, colti nella loro verità essenziale, diventano specchio di stati d’animo collettivi.

Insieme, Ballerani e Carè costruiscono un dialogo tra il peso e la leggerezza, tra ciò che permane e ciò che sfugge. Le sculture sembrano cristallizzare la forza primordiale della terra; le fotografie catturano l’anima del mondo visibile e invisibile, lasciando che la luce diventi essa stessa materia.

Ecco allora che il titolo “Alchimia” è la chiave di lettura autentica di questo progetto espositivo. Perché in quest’epoca digitale, dove tutto è replicabile e smaterializzato, il ritorno alla fisicità dell’opera – scolpita o impressa – è un atto quasi ribelle e profondamente poetico.

In questa mostra, l’arte si fa esperienza viva, trasformazione dello sguardo. I fiori di luce di Nino Carè, che ho la fortuna di conoscere da molti anni, incontrano le forme delle opere di Paolo Ballerani, generando un cortocircuito emozionale che abbraccia chi osserva. In questa metamorfosi, il visitatore più accorto diventa parte attiva della magia dell’arte.

La Chiesa Antica, posta proprio nel centro città di Cologno Monzese (Mi) , con la sua storia e il suo silenzio, accoglie e amplifica questa alchimia. E in quella luce, nelle ombre che danzano sulle pareti, possiamo forse intuire che anche noi – come le opere – siamo fatti per trasformarci, per risplendere, per lasciare un segno.

Alberto Moioli