Nasceva oggi, il 22 ottobre il celebre Franz Liszt (1811–1886), una delle figure più straordinarie e affascinanti della storia della musica. Pianista leggendario, compositore e pensatore profondo, Liszt seppe trasformare il virtuosismo in un linguaggio artistico capace di dialogare con la filosofia, la letteratura e le arti figurative.
La sua vita artistica si arricchì costantemente di contaminazioni tratte da linguaggi diversi: musica, pittura, poesia. Liszt ricercò sempre una sorta di unità superiore delle arti, anticipò quella che Wagner avrebbe poi chiamato Gesamtkunstwerk, l’opera d’arte totale. Le Années de pèlerinage rappresentano l’esempio perfetto di questa concezione: ogni brano dialoga con un referente extramusicale, un quadro di Raffaello, un verso di Petrarca, un paesaggio svizzero o italiano.
Anche Liszt si innamorò dell’Italia, in particolare di Roma. Qui vi trovò un ambiente che lo spinse verso una dimensione più spirituale e contemplativa, una svolta artistica e umana testimoniata da opere di grande intensità. Il soggiorno romano fu particolarmente intenso negli anni Sessanta dell’Ottocento, segnò una trasformazione profonda. Roma fu per lui un laboratorio artistico dove compose alcune delle sue opere più contemplative e innovative: oltre alle Années, opere come Via Crucis o le tarde composizioni per pianoforte che anticiparono addirittura il linguaggio del Novecento.
Un altro capitolo affascinante del suo percorso fu l’incontro con Niccolò Paganini. Quando il giovane pianista ungherese ascoltò il violinista genovese a Parigi nel 1831, ne rimase folgorato. Liszt vide in Paganini un modello di virtuosismo assoluto e decise di “diventare il Paganini del pianoforte“. Da questa sfida nacquero le celebri Grandes études de Paganini, che trasformarono il linguaggio violinistico in scrittura pianistica. Liszt reinventò i Capricci paganiniani per il pianoforte, creò un linguaggio idiomatico che sfruttò al massimo le possibilità dello strumento. La celebre La Campanella divenne un’icona del virtuosismo pianistico, una scelta che si rivelò nel tempo vincente.
Ciò che rende Liszt straordinariamente moderno è proprio questa capacità di oltrepassare i confini: fu compositore, trascrittore, pedagogo, pensatore, impresario culturale. Sostenne Wagner quando nessuno lo faceva, promosse Berlioz, scoprì giovani talenti. La sua generosità artistica e umana fu leggendaria ed è forse per questo che da sempre questo straordinario artista mi ha affascinato.
Mi piace l’idea di raccontare un po’ di queto straordinario musicista, che mi ha sempre affascinato, significa riconoscerne la grandezza tecnica e la capacità di trasformare la musica in una forma d’arte totale. Un artista per cui l’arte fu sempre dialogo, contaminazione, ricerca di senso: un modello ancora attuale per chi crede che l’espressione artistica debba sempre interrogare il mondo e l’animo umano.
